Un falco per amico by Barry Hines

autore:Barry Hines [Hines, Barry]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Neri Pozza
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00

Nota dell’autore1

Nel corso degli anni ho tenuto molte conferenze in festival letterari, scuole e università e mi sono sentito rivolgere domande di ogni genere, ma la piú strana mi fu fatta in una scuola del Lincolnshire. Ero in sala professori in attesa di parlare alla classe, quando l’insegnante seduto accanto a me mi ha chiesto: «A Kestrel for a Knave2 l’ha scritto per caso o di proposito?» Non sapevo cosa rispondere: forse sarà anche possibile scrivere una frase per caso, ma non di certo un romanzo. Ci vogliono mesi, a volte anni, di duro lavoro. Stavo per uscirmene con una battuta, ma prima che ne avessi il tempo un altro insegnante è apparso sulla soglia annunciando in tono drammatico: «Il disco di Gay Gordons è sparito dall’aula di musica!» Tutti sono usciti precipitosamente a cercarlo salvandomi da una situazione imbarazzante.

Un’altra domanda che mi viene rivolta spesso, specie nel Sud dell’Inghilterra, è come faccio a conoscere cosí bene la campagna visto che vengo da Barnsley. È una domanda figlia del pregiudizio, ma comprensibile, perché sono ancora in molti a vedere il Nord come una terra di miniere e fabbriche dove non cresce neppure un filo d’erba. Quando provo a spiegare che il villaggio di minatori in cui sono nato e cresciuto, a poche miglia da Barnsley, era circondato da prati e boschi, mi guardano tutti con aria incredula. Leggete Figli e amanti, dico loro, D.H. Lawrence ha saputo rappresentare magnificamente la giustapposizione fra industria e natura. I minatori del mio villaggio attraversavano i campi per andare al lavoro e sentivano il canto delle allodole, prima di stiparsi nella gabbia sprofondando nel buio delle gallerie.

Al pari di Billy Casper, il protagonista del romanzo, ho trascorso gran parte dell’adolescenza esplorando la campagna ma, a differenza di lui, io andavo bene a scuola. Dopo le medie mi sono iscritto al liceo, ma la maggior parte dei miei amici ha frequentato l’istituto professionale che mi è servito da modello per la scuola del romanzo. Era cosí dura che alcuni dei ragazzi indossavano la tuta da lavoro e gli scarponi, perché passavano un sacco di tempo a fare a botte e le loro madri volevano evitare che sciupassero la divisa.

Alcune delle storie che mi raccontavano i miei amici sono finite nel romanzo, per esempio lo studente che va a riferire un messaggio al preside e si busca le bacchettate, il fratello maggiore che vaga furibondo per i corridoi perché il fratellino non gli ha giocato la schedina vincente, e il ragazzo che si addormenta durante l’assemblea. Questi aneddoti e, molti altri che non ho usato per il libro, mi venivano narrati fra grasse risate. Potevano anche essere divertenti allora, ma non lo sono affatto col senno di poi, perché ai ragazzi delle scuole professionali veniva fatto capire che erano stupidi, e forse molti di loro hanno creduto di esserlo per tutta la vita.

Anche gli insegnanti si sentivano inferiori. Uno di loro, che era riuscito a ottenere una cattedra in un liceo, mi disse che per lui era stata come una promozione, anche se lo stipendio sarebbe rimasto lo stesso.

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